Ricordi del Lockdown #2 – breve storia ipotetica ambientata nella Logistica

BREVE STORIA IPOTETICA AMBIENTATA NELLA LOGISTICA

Breve storia ipotetica, ma inquietante.
C’è una persona che sta al balcone a guardare i passanti fuorilegge e approfitta per scagliarsi contro di loro a parole e sulla piattaforma social. Stava al balcone ad aspettare il padroncino incaricato di portare alcuni pacchi spediti da una nota multinazionale del commercio online. Ha ordinato un cavo hd, un mestolo e una confezione di preservativi.
Questa persona che sta orgogliosamente a casa non sa cos’è successo per movimentare queste tre minchiate che ha comprato. Forse ne ha una cognizione approssimativa.

Non credo che immagini questo: Lavoratori assembrati nell’hub di origine, trasporto, hub intermedio e altri lavoratori assembrati, trasporto e ufficio finale di lavorazione dove ci sono altri lavoratori assembrati e in finale l’incaricato della consegna. Moltiplicate per 2000 circa (per difetto) e otterrete qualcosa di simile al traffico odierno di pacchi di tutti gli operatori della logistica solo sul territorio di Pistoia. Potete anche pensare che le molte migliaia di persone necessarie per garantire questo genere di movimentazione siano accomodate in ambienti sterili, dotati di comfort, dpi efficaci e che soprattutto tutti indossino i dpi e continuare a ripetere che c’è troppa gente in giro a bighellonare e a diffondere lo gran male.

Questa è una breve storia ipotetica.

Pensiero serale

Un piccolo pensiero serale per tutti quelli che usano le parole scuola e parcheggio nella stessa frase come a voler disprezzare chi porta i figli a scuola e a venerare al contempo un’idea altra e alta di scuola che però non viene mai dispiegata nel discorso. Non credo tra i miei contatti ce ne siano molti, ma qualcuno sicuramente, qualche testa di cazzo ignobile sicuramente c’è e stasera, in questo sabato in cui come in un film demenziale stiamo per augurarci la buonanotte alle 19,23, voglio ricordargli che è necessario parcheggiare i bambini a scuola e assicurarsi che da quell’essere parcheggiati traggano il meglio affinché non diventino idioti come lui che dalla ipotetica esperienza scolastica, come anche dalla vita, non trasse nulla di intellettualmente rilevante.

Chiamata telefonica dalla Zona Rossa

Chiamata telefonica dalla Zona Rossa

Pronto?
Pronto? Che giorno è?
Ho udito la voce di mio padre nel vento
radente mentre censivo il ghiaìno
del sentiero ribattuto nei giorni
lithomanzia segreta che trama disgrazia,
rogna e collane di sbadigli per la guerra
che viene in attesa che l’attesa
trovasse il motivo, ma il tempo
è una melassa che distilla virtù
obbedienza, coda di vinacce esauste
dai Solocorpo percóla l’odiopaura
l’elemento base del raggiro eccezione…
Come stai?
La messaggeria è la casa dei morti
tutto si è spento in un grumo di impronte
le bottiglie vuote si assembrano
il passo è perduto, nell’isolamento è bene
evitare l’alcool e l’isolamento,
nel rifugio di canne e pietre per calcolare
il peso esatto dell’amputazione taciuta
questa differenza immaginabile tra il prima
e il poi o viceversa tra quanto spettante
e quanto restante…
Che fai?
Seduto accanto al rosmarino tra le api
punto il telescopio verso the next place
i suoi abitanti essi sono cambiati
la vita solo corpo, grugnito e delazione
le visioni da sussuro diventano fiumana
l’esperto in simulazioni di scenario tradisce
tra le righe di un discorso sicuro
l’inettitudine, la paura di non essere compreso,
la termite nella zampa dello sgabello
lo scivolo sul nulla truccato da salvezza
l’articolo tarocco apparentemente
gratis.

La città sembra deserta

La citta sembra deserta. C’è già stato il lockdown? È già stato dichiarato l’attacco alieno? Ma sapete cosa mi fa più terrore? La bipolarità, la dissonanza evidente dell’Occidente, di questa moltitudine di scemi che un giorno è Charlie e difende il diritto di essere offensivi, dissacranti, provocatori, di fare ironia insopportabile su morti, disgrazie, segmenti di umanità penalizzati, sul sentimento religioso, su qualunque cosa, ma il giorno dopo si spaventa per l’uso di alcune parole, vede sessismo, esclusione, razzismo ovunque, punta l’indice contro la facile ironia social di gente semplice e rozza, ma soprattutto ha paura delle parole. L’altrui paura delle parole mi spaventa. Più del Covid e della Peste Bubbonica.