HO IN TASCA L’ECO – una poesia da “Scritti per la Fine del Mondo”

 

 

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Ho in tasca l’eco di parole
che un tempo appartennero agli ubriachi
che un male mai battezzato rese fiacchi
e la vanità callosa da profeta impiegato
innalzò al Silenzio Colossale dei night bar.

 

 

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da “Scritti per la Fine del Mondo”
di Simone Molinaroli
(Ass Cult Press, 2013)

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Simone Molinaroli
Tutti i diritti riservati © 2013

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Scritti Per La Fine Del Mondo – Simone Molinaroli by Simone Molinaroli

In piedi davanti a un chiosco di notte | una poesia da “Il Crollo degli Addendi”

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In piedi davanti a un chiosco di notte
consumare l’olocausto degli uomini felici,
l’approssimarsi al sonno discreto
che dormono le spie
prima di parlare.

 

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Simone Molinaroli
Tutti i diritti riservati © 2013

 

da “Il Crollo degli Addendi” | Simone Molinaroli | Ass Cult Press/Dizlexiqa | 2006

Simone Molinaroli – Il Crollo degli Addendi (2006, Ass Cult Press/Dizlexiqa)

l’obbligo di essere liberi | una poesia da “Il Crollo degli Addendi”

Previsioni irrealizzabili inquinano
l’acqua che beviamo
l’obbligo di essere liberi
di avere  opinioni divergenti
ci rende estranei alla verità.

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Simone Molinaroli
Tutti i diritti riservati © 2013

da “Il Crollo degli Addendi” | Simone Molinaroli | Ass Cult Press/Dizlexiqa | 2006

Simone Molinaroli – Il Crollo degli Addendi (2006, Ass Cult Press/Dizlexiqa)

Attaccare l’Asino – Postfazione a “La Felicità Terribile & Zucchero Spinato” di Andrea Betti

Il linguaggio è uno dei famigerati Asini del padrone. Lo si potrebbe pensare l’Asino più importante. Si suole dire che, per una vita tranquilla, esente da disturbi e agevolata dalla contiguità con una presupposta medietà dominante, è bene legare l’Asino dove vuole il padrone. Andrea Betti quell’Asino, non solo non l’ha legato, ma l’ha condotto a un abbeveratoio segreto sincerandosi che l’Asino bevesse. Che bevesse molto e non avesse a patire la sete nel lungo viaggio che l’aspettava. Hanno fatto un lungo giro e con molti anni di anticipo sul risveglio tardivo di molti, in anticipo anche sulla veglia dei pochi, insieme hanno preconizzato e profetizzato molto. Lontani dai luoghi della tecnolingua liberaldemocratica e dai suoi significati di cartone, Andrea e l’Asino sono andati al limite dell’irricevibile, del volutamente ignorato, del non più esprimibile. Decrescita felice e/o obbligata, diritti delle altre Specie e dell’ambiente, crisi economica, stato d’animo della crisi e conseguente retorica della crisi finalizzata all’accettazione passiva di ogni misura atta a disinnescarla. La catastrofe ambientale imminente, la crisi energetica, la deriva culturale, l’ignominia elevata a norma di comportamento pubblico e privato, le difficoltà delle democrazie come noi le conoscemmo o pensammo di conoscerle e il loro ripensarsi all’infinito fino all’impotenza operativa. Quel “nazismo di adesso” evocato in “Poesia Borghese” che possiamo tranquillamente censire in molte delle manifestazioni del contemporaneo. Un libro, quello di Andrea, che non trova conferma della sua bontà nell’avverarsi della sua parte profetica. Un libro che era convincente tredici anni fa ed è convincente adesso. Forte del coraggio di una scelta linguistica che scardina la resistenza della realtà “a bassa risoluzione” e della sua terribile e irresisitibile verve comica, che è propriamente ciò che lo rende altro da un edificante e profetico libro per ammaestrare folle già ampiamente ammaestrate a una terribile Felicità senza riso alcuno. È per me un grande onore e motivo di Felicità aver curato questa ristampa. Buona Lettura (se leggerete la postfazione prima di tutto il resto).

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