Brucia nella notte la città di San José

BRUCIA NELLA NOTTE
LA CITTÀ DI SAN JOSÉ

Brucia nella notte la città di San José
Certi impavidi serrano in pugno
ciotole di latta e noccioline che sono
cifra del tempo presente, allegoria e lamento,
come la miscela malfatta che scende e risale
è condanna all’inefficacia, al crollo
marginale, ripiego maldestro
(storytelling sovrabbondante
scarsissima expertise).
Non avanza nulla di normale,
non avanza un suono che sia d’amore
uno stralcio ripetuto di canto accorato
messo in loop su base industriale.
Non avanza la moneta per l’ultimo giro
per l’ultimo glorioso tentare
l’arrivo a l’Uomo a 6 fotogrammi al secondo
Il mistico modello che lo psiconauta
insegue, replica, finge, rimpiange
il suo mitico accoppiamento semi-impossibile
riuscito talvolta grazie a oscuri fattori
non replicabili, non esplorabili, climax
di visioni e rivelazioni liberi dallo sfinirsi
in cerca della colpa, la Colpa Maiuscola che
fu spesso prima della venuta nel corpo
e prima della ricerca fallace d’essa che d’essa è prolungamento e prova,
protuberanza nodosa che dòle. Eppure
nello slabbrato e colante ingombro
cerebrale emerge dall’altra dimensione
una cosa secca, sfasatura luminosa,
mano generosa che non prende e reca
consiglio, conforto, scrittura, lume.
Il vento caldo dell’estate fa volare la carta
con la porzione di codice mancante
per riattivare il senno smarrito un tempo
e mai ritrovato, intorno discorsi e teorie validate a forza dalla ripetizione ossessiva,
corpi smagriti che colpiti dalle parole fanno il suono della stagnola calpestata,
dell’erba fischiata nel campo, è un docusogno
parlato in Pidgeon English
che spiega la normalità, il male incurato,
incurabile, il desiderio di difenderne
l’apparenza che ti spossa, consuma, esaurisce.
Ma il cane abbaia e quel che è fatto è fatto
c’è l’approdo finale, lo specchio rotto del cesso
dove resiste una scritta rossa tracciata
dalla stessa mano generosa

L’esperienza è indistruttibile.

Costituzionalisti esperti Vs Ceppiconi

Avvincente il duello tra i Costituzionalisti Esperti e i Ceppiconi. Che mi provoca, senza nessuna analogia tra le categorie scomodate, lo stesso sgomento che provo davanti a quelli che criticano per ore i vestiti dei Vip in passerella o sui tappeti rossi e che io immagino, spesso so per certo, svaccati sul divano intunicati in un tutone unto di sugo pronto Star, intenti a biascicare in primavera inoltrata i moncherì avanzati di natale.

L’aperitivo finale

C’è più di un buon motivo per tuffarsi dentro un aperitivo finale senza futuro. Per il giovane edonista italiano basterebbe concentrarsi su un unico dato. Il fatto che la nostra emergenza è stata principalmente un’emergenza di scarsi mezzi e scarsa lungimiranza e che a metà emergenza non emergono segnali che testimonino che ci si voglia o possa dotare di mezzi suppletivi o strategie diversificate (eufemismo).

Ai vecchi e ai giovani non appartiene il futuro. Ai primi perché presto lasceranno il loro corpo terreno e ai secondi perché i soldi sono in mano ai primi e non c’è sicurezza che prima o poi transiteranno nelle loro tasche.

Dunque Aperitivo Finale.

Dei giorni che passarono

Dei giorni che passarono pochi si fecero memoria
e molti divennero fatica, gravàme,
operosità e guadagno.
Altri furono rimessa e sconfitta
mestizia e congedo.
Commercio consueto.
Solo alcuni scintilla, piccolo lume
in lontananza nell’oscura traversata,
sentiero tracciato che resta sentiero*
anche quando l’ultima luce sembra
affievolirsi, quando la nebbia s’addensa.
In alcuni avrai detto ciò che dovevi
e in altri taciuto ciò che era bene tacere.
In giorni spargoli di festa
sarà stato il tempo giusto dell’azione,
del varco che si apre per chi è pronto.
Nella gran parte invano sembrerà passato il tempo,
ma sarà chiaro, a chi resiste,
che non è così.

*ispirato da una pagina di Max Frisch

Come nel film di John Carpenter

In autostrada visibilità quasi nulla per via della tempesta e pozze d’acqua che verrebbe voglia di fare pit-stop per il cambio gomme. Mi sorpassa una Smart a una velocità che, tenendo presente la mia e la velocità con cui scompare nel nulla, potrei quantificare in 150km orari. Dietro mi segue a distanza ravvicinata una berlina senza fari che mi fa venire in mente un film di John Carpenter.

In macchina una canzone degli Housemartins a volume alto mi ricorda la gioventù, che rottura di cazzo il turno di notte.